Lo sguardo dell’uomo verso la donna è stato sempre di vivida attrazione, di sottile seduzione per l’insita dolcezza e arrendevolezza di una creatura forte e determinata, madre di tutte le madri. A lei si sono ispirati scrittori e poeti d’ogni tempo che, calatisi nel suo animo, ne hanno descritto la bellezza, i turbamenti, il fascino, il “mistero senza fine bello”. Non di rado l’occhio dell’artista mutua la vena ispiratrice in attenta registrazione della metamorfosi della figura femminile – e dei principi, ideali, valori ad essa attribuiti – creando immagini di donne molteplici e diverse, rispecchianti ruoli effettivamente praticati o solo vagheggiati, così numerose da formare una smagliante e cangiante galleria di personalità, ognuna a suo modo protagonista in una frazione di tempo e in un angolo di spazio. Di questa sterminata galleria di tipi femminili, la Fondazione Matteucci presenta un’affascinante selezione, che muove dal primo Ottocento e approda al Novecento, con affondi intenzionali e suggestivi nei due dopoguerra, entrambi forieri di grandi mutamenti. Nella parata di donne ritratte o idealizzate, nessuno dei modelli prevalenti manca all’appello: l’eterna Eva si presenta di quadro in quadro in condizioni mutevoli di status e umore, angelo della famiglia o sirena ammaliatrice, popolana o borghese, lavoratrice o padrona di casa della buona società, lieta o malinconica, operosa o riflessiva. In esse si riconosce in filigrana non solo la Musa ispiratrice, ma anche gli infiniti altri prototipi stratificati nell’immaginario culturale dell’Occidente. La purissima Maria Vergine e la peccatrice Maddalena, Lia e Marta simboleggianti la vita attiva con Rachele e Maria allegorie della vita contemplativa, la carnale Venere e la materna Giunone, Salomè la seduttrice e Circe la maga.
Una galleria d’istantanee tratte da un ideale album di famiglia che è andato formandosi nelle stagioni più diverse della vita. Figure che non ambiscono ad un posto nel Parnaso e che, al di là di ogni metafora, offrono della donna il volto più autentico, sofisticato e attraente. Immagini che, seppur condivise, si direbbero segretamente carpite, per la facilità con cui l’artista – da Fattori e Lega, a Induno e Favretto, sino a Casorati e Sironi – ha conferito al modello una personale dignità, facendone emergere il celato fascino.